Infine la condanna: atroce, inesplicabile.
Guardare, respirare e non poter gridare
questo dolore che mi devasta dentro.
Arrendermi alle lacrime che non smetteranno mai di confondere i miei occhi, non ci saranno mani o sguardi in grado di fermarle.
Un vuoto senza fine tutto intorno, il gelo di una notte spaventosa, senza riuscire a tenere gli occhi chiusi, senza speranza di lasciarsi andare a un sonno che ristori la mia vita.
Restare immobile, in attesa dello scorrere del tempo, sospeso in una eternità smarrita, le mani vuote di calore, un fragore eterno che confonde i miei pensieri, la paura come unico rimedio.
Non era questa la promessa.
Non era questo quello che avevamo stabilito.
La vita, questa vita, doveva essere acqua, fuoco, terra e mare immenso dentro e fuori di me...

9 gennaio 2011