"Il bambino se ne stava appartato nel cortile mentre i suoi compagni giocavano e urlavano. Gli occhi spalancati sul pomeriggio caldo, sognava di essere grande e forte. Immaginava di riuscire a donare la luce che si sentiva dentro e il dolore si faceva più leggero. Gli altri bambini non lo vedevano neanche e i loro sguardi lo attraversavano senza ferirlo. Passarono gli anni e i cortili divennero strade e le strade mari e terre lontane. Il sogno rimaneva dentro e a volte bruciava come una foresta in fiamme. E lui si sentiva come un animale terrorizzato dal fuoco… Altre volte incontrava qualcuno che riusciva ad immaginare il vento che agitava i suoi pensieri e allora il dolore sembrava meno forte e riusciva anche a sentire l'odore del mare. Poi un giorno il suo cuore prese a battere più forte e un volto rese meno buie le sue giornate. La notte si addormentava sperando di vedere in fretta l'alba per poter di nuovo respirare il vento caldo E a volte le lacrime uscivano a bagnare gli occhi. Presto si rese conto che intorno a lui era cresciuta la città e che la gente aveva pensieri e giorni e notti da spendere Qualcuno riusciva a soffocare il sogno bagnandolo con il vino, con le lacrime o con il fumo. E tutti dicevano che era inutile inseguirlo, meglio restare. Meglio dormire un sonno profondo e buio. Si svegliò di colpo una mattina ed era in una città piena di luci e di persone senza volto e senza odore. Aveva in bocca il sapore amaro di due parole dette bruscamente e di milioni di parole rimaste a rimbalzare nella testa. Ma quello che faceva male era uno sguardo che tagliava lentamente il filo che legava il sogno alla realtà, che inesorabilmente avrebbe cancellato tutto e ricoperto le macerie con un silenzio greve e impenetrabile. Tornò ad appartarsi ma i cortili ora erano dentro e dentro era la paura. E il sogno era chiuso in una cassaforte le cui chiavi erano perse nella nebbia. E uscivano solo le note di una canzone che pochi riuscivano a sentire. E anche quelli che riuscivano a capire non potevano immaginare il buio che riempiva le ore, i minuti, i secoli. Poi piano piano il dolore si fece sopportabile e il sole tornò ad essere tiepido. Da qualche parte si sentivano anche le risa di un bambino. A volte gli sembrava che il sogno non fosse che una sensazione di spavento, un tuono improvviso, una pioggia che lo aveva lasciato senza fiato. Altre volte non riusciva neanche a ricordare chi fosse quel bambino che guardava il mare sentendone il sapore. Solo a volte incontrava qualcuno che riusciva a toccare le sue mani senza sfiorare le ferite. E allora le notti diventavano il gracidare intenso delle rane e il caldo riusciva di nuovo a far battere il suo cuore. E la paura si rintanava nell'angolo più buio. Decise che quello era il domani, quello il sogno quella la promessa. Da qualche parte c'erano occhi capaci di vedere e delle ali che riuscivano a volare. Decise che vivere aspettando l'attimo in cui l'airone prende il volo era una vita degna di essere vissuta. E aprì le porte e le finestre facendo volar via il silenzio."