Al
suo ritorno a casa aveva trovato Daniele ancora intento a raccontare e
il Cylom era passato molte volte a rallegrare il pomeriggio. Luciana lo
guardò con un sorriso complice.
– Allora ? – chiese.
– Allora cosa ? – si schernì
lui
– Guarda che non è merce per te
–
Maurizio faceva lo stronzo come sempre
Lui si sedette e rifiutò di fumare. Aveva da poco
riacquistato una parvenza di lucidità.
– Ti piace Emanuela, eh –
Daniele aveva sentenziato.
– E’ simpatica – provò ad
abbozzare lui
– Si, simpatica – fu la risposta unanime e un
po’ ironica degli altri.
Daniele disse che Emanuela rapinava banche e uffici postali.
Faceva in qualche modo parte di una organizzazione terroristica.
Lui l’aveva conosciuta tramite Gelso.
Lei ora era di passaggio a Milano e quindi aveva chiesto di dormire a
casa sua.
Disse che lei non aveva ovviamente detto una parola di queste cose ma
Gelso gli aveva assicurato che era la verità.
Lui non gli credeva. In fondo pensava che Emanuela se la tirasse un
po’ e che quella storia era una balla dietro cui nascondersi
e vivere di rendita.
Mentre ascoltava lui ripensava alle banconote che aveva visto nel suo
portafogli, al suo silenzio, ai suoi occhi neri, alle sue labbra.
Non gli fregava nulla di cosa facesse.
Aveva voglia di risentire l’odore forte della sua pelle.
Poi lei arrivò e mise sul tavolo una busta di stagnola che
conteneva un paio di grammi di cocaina.
– Ecco, questa è per voi – disse, ma non
guardava lui.
Si sedette anche lontano.
Maurizio prese uno specchio e una lametta e cominciò a
lavorare un po’ di quella polvere. Ne fece strisce di qualche
centimetro e poi passò lo specchio a Emanuela che
rifiutò.
– Io sono a posto, grazie –
Lui era inquieto.
Lei non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo mentre lui non le aveva
tolto gli occhi di dosso.
Quando lo specchio passò da lui disse di no, come aveva
fatto lei.
- No, non ne ho voglia -
Maurizio non se lo fece dire una seconda volta e aspirò la
striscia che era destinata a lui senza nemmeno chiedere il permesso.
– Ma che ti prende – chiese Luciana
– Niente, ma non ne ho voglia. Tutto qui – fu la
sua risposta.
Si alzò e prese la busta con il giaccone.
– Io vado a casa – disse, e senza aspettare altro
uscì.
Era furioso ma non sapeva esattamente il perché. O forse lo
sapeva.
Avrebbe voluto che lei si fosse seduta di fianco a lui, che avesse
preso un’altra volta la sua mano e invece lo trattava con una
indifferenza che lui non era in grado di capire. O forse si.
Lei era una terrorista e lui soltanto un fumatore di marijuana.
Bene, che si fotta lei e tutti quelli come lei.
Anzi, domani gli avrebbe riportato il giaccone dicendogli che ci aveva
ripensato, che non lo voleva più.
Cretina.
Cosa pensava, di essere la più bella del reame ?
Questi pensieri lo accompagnarono fino a casa e si sdraiò
sul letto a respirare.
Semplicemente.
Quando il telefono squillò lui si era quasi assopito.
Lei aveva una voce delicata, come se fosse un soffio, un alito di vento.
– Sei ancora arrabbiato ? – disse
– No – rispose lui – Ma non ero
arrabbiato – aggiunse senza troppa convinzione.
– Andiamo a mangiare qualche cosa insieme ? –
– Certo. Tu dove sei ora ? –
Era alla cabina sotto casa.
Fece di corsa i quattro piani e non ricordava più il
perché della sua rabbia.
Andarono in un ristorante vero e proprio e lei gli raccontò
di Parma, la sua città e volle sapere di Maurizio, di
Luciana, chiedeva anche di lui e volle sapere del suo progetto di
viaggio in Sud America.
Disse che conosceva Lima e che l’hotel dei viaggiatori era
l’Hotel Europa. A Lima si trovava la coca migliore del mondo.
Il tempo passò in fretta e dopo che ebbe pagato il conto lei
prese la sua mano e disse che sarebbe venuta a casa sua con gli occhi
che sembravano brillare.
A casa lei entrò e si guardò intorno: cercava la
camera da letto.
Senza dire nemmeno una parola si tolse i vestiti gettandoli per terra e
poi si mise sotto le coperte.
Lui rimase in piedi a osservare quei gesti.
Pensava che sarebbe morto di lì a poco per quello che gli
stava capitando.
Poi si spogliò, spense la luce e si avvicinò al
suo corpo.
Emanuela
stava già dormendo.
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