Mentre
cammino verso il mare sento che il cuore batte troppo forte.
Devo
fermarmi perché ho paura.
Il fiato non mi basta e dentro di
me qualcuno sta gridando di tornare indietro.
Invece continuo a
camminare, verso di te, verso quell’unico sogno che ho
cullato nelle mie notti insonni: averti qui, davanti, per dirti che non
ti ho scordato mai.
Arrivo e non vedo altro che mare e subito le lacrime arrivano di corsa
a spegnere un dolore cupo e sordo che sento dentro il petto.
Stupido
vecchio che crede ancora ai sogni.
L’uomo del bar mi guarda
fisso per qualche secondo in più degli altri giorni.
Volevo
chiedergli se avesse visto quella donna, quella con gli occhi grandi
come il mare, quella che stava seduta davanti a me senza parlare,
quella che vive dentro di me e che non sono mai riuscito a cancellare.
L’ha vista passare in questi giorni? Ha chiesto di me? Come
può vivere senza di me? Perché non ha parlato?
Perché non è rimasta a condividere il delirio di
questa vita in bilico su un mare senza fine?
Appoggia la tazzina sopra il tavolo e poi sparisce.
Oggi ha dimenticato
l’acqua. Dovrò avvisarlo.
Seguo
con gli occhi il
suo tragitto e quando mi giro lei è seduta di fianco a me.
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Oggi
hai i capelli che si muovono nel vento.
Porti la tua camicia bianca,
quella che avevi il giorno in cui ci siamo persi in una
città che non ricordo.
Allora avevi gli occhi che
brillavano, allora sorridevi e quando finalmente siamo riusciti a
ritrovare la tua auto eri rammaricata per quella magia che si esauriva.
Ed io non sono più riuscito a togliere dalla mia vita ogni
respiro, ogni minuto di quel tempo e forse è stato proprio
allora che sei riuscita a entrare così profondamente dentro
la mia anima.
Sei silenziosa, assorta dentro tuoi pensieri.
Sembra che
il sole non possa attraversarti e sembri triste.
Lo so che siamo vecchi
ma mentre ti guardo il desiderio si riaccende e quasi io sento ancora
il tuo sapore.
Sento l’odore delle nostre notti, vedo
finestre aperte e fuori tutto l’universo ad ascoltare i
nostri battiti del cuore.
Devo tenere gli occhi chiusi, devo fermare
questi pensieri prima di rimanere sopraffatto e non riesco a dire
nulla.
Immagino che tu sia immobile, lo sguardo perso dentro il mare,
ma non so proprio cosa fare, non so che cosa dire.
Vorrei gridare,
piangere, tenerti stretta, e poi farti del male e tutte queste cose
contemporaneamente riescono soltanto a darmi un senso di prostrazione,
una stanchezza antica. Qualsiasi cosa faccia non sarà mai
esattamente quello che sento dentro.
Devo scappare via ma giuro che
proverò a cercarlo quello sguardo, io proverò a
strapparlo a queste acque, portarlo dentro la mia casa, le mura bianche
come un sogno, il mio terrazzo in bilico sulla follia.
Così
avrò compagnia nelle mie notti e forse, a volte,
riuscirò anche ad assopirmi.
Riapro gli occhi e finalmente
vedo un piccolo sorriso che fugge via come se fosse spaventato.
Come
sei bella amore mio.
Vorrei averti sulla pelle come una pioggia che
rinfresca.
Vorrei
gridarti che non ho smesso mai di amarti, nemmeno per
un attimo, nemmeno mentre morivo di paura.
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Anche
quest’oggi sono fuggito in preda a un panico mortale ma avrei
voluto raccontarti di come nelle nostre notti io stavo a guardarti
mentre dormivi ed ero in preda a un desiderio che mi bruciava dentro
come un fuoco.
Guardarti mi calmava il cuore e mi toglieva la paura di morire.
Restavo a lungo ad aspettare qualcosa che ti strappasse ai sogni e mi
restituisse il tuo respiro.
E il desiderio era qualcosa che non finiva mai, come una litania
continua che ubriaca, che addormenta. Come un liquore dolce che ti
inebria.
Perché non mi hai parlato?
Avresti visto lo stupore nei miei occhi, lo stesso che vedevi quando
scoprivo che eri davvero tu, che non eri un sogno.
Forse anche tu hai dentro un uragano.
Forse anche tu non riesci più a dormire.
A volte i sogni sono degli alberi che hanno radici così
forti che neanche la tempesta più furiosa riesce a strappare
via.
A
volte invece basta un soffio e crolla l’universo intero.
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