Il registro
riportava in alto a sinistra il nome della mamma scritto in una grafia
gentile e comprensibile che faceva pensare a una mano femminile e due
righe sotto "Sezione Porto", il quartiere dove era nata. La
pagina era suddivisa da lunghe linee rosse. La parte alta aveva solo un
numero, il 60, preceduto dalla lettera U che sembrava quasi disegnata.
Sotto c'erano note scritte con grafie diverse che schematicamente
raccontavano la storia dei primi quattordici mesi di vita di mia madre:
"Femmina nata il 14 gennaio 1932 accolta 19 detto proveniente da via
Sedile di Porto 53" e poi sotto "1932 il 21 gennaio a Sava Giuditta e
Sisto Silvestri Torrice N° 37" e poi ancora "1933 il 18 marzo
restituita". "1933 20/3 affidata Marzillo Addolorata Valente Guglielmo
Chiaiano" (segue una parola non leggibile, potrebbe essere
impiegato). La nota successiva cominciava con un'altra parola
illeggibile seguita dal numero 36 che probabilmente era l'anno e
proseguiva con "risultano trasferiti in Napoli via Giovanni Battista
Morelli 10 Sezione Porto". Poi in grande la parola "Affiliata" e sotto
date e numeri del decreto di affiliazione. Le note erano sintetiche ma
raccontavano che la mamma era rimasta solo due giorni all'Annunziata e
poi era stata affidata a una Balia che abitava a Torrice un piccolo
paese in provincia di Frosinone. Dopo quattordici mesi venne riportata
al Brefotrofio e dopo altri due giorni venne affidata ai miei nonni. La
Signora Renzi ci spiegò che era prassi dare in affido a
balie esterne i bambini e queste famiglie ricevevano un compenso. La
pagina iniziale del registro ci stava raccontando una storia
sconosciuta e affascinante. Da quando avevo saputo che la mamma era
stata in un orfanotrofio avevo immaginato un'infanzia priva di calore,
perduta dentro immensi refettori e camerate. Invece aveva passato
più di un anno in una casa, probabilmente con altri bambini
ed era sopravvissuta. Avevamo letto poche righe e già
avevamo scoperto verità che non avremmo mai immaginato. Ed
eravamo solo all'inizio. |
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C'era poi il verbale di ammissione che riportava la data di nascita e confermava che fu proprio la levatrice a portarla al Brefotrofio. Nella pagina successiva, invece, un certificato medico che stabiliva che la "Madre dello esposto Corbucci Anna è immune da sifilide". La data di questo documento è interessante perché è quella della nascita della mamma: 14 gennaio 1932. Un documento che di per sé non dice molto, probabilmente la certificazione era una prassi ma ad una analisi approfondita risulta singolare che il Dottor Ettore Spedaliere abbia stilato il suo certificato il giorno stesso della nascita della mamma riportando il nome e il cognome che Efisio Perisi, Uffiziale di Stato Civile, dichiara di aver dato alla bambina cinque giorni dopo, il 19 gennaio. Oltretutto nel certificato compare la parola "esposto" come se fosse tutto già accaduto. Nella parte bassa c'è la "legalizzazione" della firma del medico da parte di un Ufficiale Delegato in vece del Podestà. Non c'è la data di questo atto e quindi non è possibile sapere se fu fatto lo stesso giorno. Mia madre è nata alle sette del mattino e quindi in realtà poteva esserci tutto il tempo per il documento e per la legalizzazione. E' possibile anche che le analisi alla madre naturale fossero state fatte prima del parto. Resta il fatto che le date non sono coerenti e questo ci riporta al mistero dei cinque giorni trascorsi tra la nascita di mia madre e la denuncia allo Stato Civile. Forse semplicemente il certificato è stato richiesto dopo l'ammissione al Brefotrofio e la data non è veritiera. E' la spiegazione più semplice e forse anche plausibile. Dietro
al certificato, rilegata
insieme agli altri fogli, c'era una busta chiusa di colore giallo, con
prestampata l'intestazione dello "Stabilimento dell'Annunziata di
Napoli (Brefotrofio)". La busta aveva anche prestampata la dicitura
"Risultato delle indagini per la ricerca della Maternità
dell'Esposto" e il nome di mia madre, Corbucci Anna, scritto con una
grafia non molto elegante. Più sotto i dati di registro, il
solito U 60 e la firma del capo dell'ufficio esposti che era la stessa
del certificato di ammissione. Illeggibile ma identica e quindi
è presumibile che la busta sia stata lasciata lo stesso
giorno, il 19 gennaio. Dietro alla busta la firma di traverso a sigillo
della Carmela Alfano, solo uno svolazzo in più rispetto a
quella presente sull'Atto di Nascita. La Signora Renzi ci disse che era
prassi dell'Annunziata richiedere che fosse lasciata traccia delle
madri naturali degli esposti. Non era un obbligo e a pensarci bene non
era proprio logico che le donne pagassero le levatrici per rimanere anonime
e che finissero invece nero su bianco sulla dichiarazione di
Maternità. Quindi nella maggior parte delle buste c'erano
solo fogli bianchi. |
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