Maria Di Filippo fu Nicola, di anni
trenta, Otricoli provincia di Perugia.
Era quindi questo il nome della
nostra vera nonna. Per strada, mentre la tensione finalmente calava, ci
dicemmo ridendo che avevamo passato la nostra vita fieri di essere
napoletani e ora invece scoprivamo di avere sangue umbro nelle vene.
Chi era Maria Di Filippo? Che cosa faceva a Napoli? Perché
abbandonò sua figlia? Domande a cui non eravamo in grado di
dare una risposta. Ora però avevamo altri dati, altre tracce
da seguire. L’età segnata su quel foglio era uno
spunto di riflessione. Negli anni trenta le donne si sposavano
quand’erano ancora molto giovani e iniziavano da subito a
mettere al mondo figli. Le famiglie allora erano ancora molto numerose
e quindi a trent'anni era plausibile che le donne avessero alle spalle
diverse gravidanze. Un figlio a quell’età poteva
quindi essere l’ultimo di una nidiata consistente ma
difficilmente il primo. Istintivamente tendevamo a escludere che una
donna che avesse altri figli fosse capace di abbandonare l'ultimo
arrivato a meno che le condizioni economiche non fossero tali da non
lasciare scelta. Ma i dati che avevamo fino a quel momento ci
inducevano a scartare questa ipotesi. Sempre istintivamente davamo per
scontato che in questo caso Maria avrebbe fatto “carte
false” in tempi successivi pur di ritrovare quella figlia.
Non potevamo escludere che in qualche modo le due nonne fossero venute
in contatto e che la madre naturale fosse stata messa
all’angolo da quella adottiva che conoscevamo bene e che
sicuramente aveva grinta e carattere a sufficienza. Questo assunto
però partiva da un presupposto tutt’altro che
assodato: non sapevamo dove la Di Filippo aveva vissuto, non sapevamo
se Napoli fosse stato per lei soltanto un luogo al riparo da persone
conosciute per partorire quella figlia e abbandonarla senza timore di
essere riconosciuta. Non sapevamo nulla. L’ipotesi che allo
stato delle informazioni in nostro possesso sembrava più
plausibile era che Maria potesse essere una prostituta d'alto bordo
incappata in un "infortunio sul lavoro". Eravamo nel pieno del
Ventennio, la Legge Merlin sarebbe arrivata solo venticinque anni
più tardi e dappertutto era possibile trovare case chiuse
anche di lusso. In questo modo si spiegavano l'abbandono, la
disponibilità economica e anche la gravidanza in
età che per l'epoca era sicuramente avanzata. Supposizioni,
ipotesi, congetture. Davanti ad una pizza di Pellone ci eravamo
rilassati e fatto anche qualche piano per i passi successivi. Maria De
Filippo, sempre che il foglio ritrovato nella busta contenesse dati
veritieri, doveva essere nata tra il 1901 e il 1902. Otricoli era un
piccolo comune al confine tra Umbria e Lazio; meno di duemila abitanti
e nessuno tra gli abbonati al telefono aveva quel cognome. Pensavo che
sarebbe stato agevole in un comune così piccolo riuscire a
parlare con qualcuno, avevo il timore di non aver diritto a chiedere un
certificato di una persona che non era ufficialmente mia parente. Ho
imparato invece che si possono richiedere certificati e atti senza
problemi di parentela: è sufficiente identificarsi. Poi
consultai il sito del comune di Otricoli ed inviai una mail:
Gentili Signori
Nell’ambito di una ricerca di carattere familiare vorrei
richiedere la documentazione relativa a una persona nata a Otricoli
nel 1902.
Vi prego informarmi quale procedura devo seguire e quali dati devo
fornire.
Grazie per la vostra attenzione
Durante il viaggio di ritorno verso
Firenze pensavo anche alla balia, a quella Giuditta Sava a cui
probabilmente dovevamo la sopravvivenza di mia madre. Anche quella era
una traccia da seguire.
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