Erano davvero tante le informazioni contenute nella fotocopia che stringevo uscendo dagli uffici del Comune di Otricoli. Maria Di Filippo era nata in una di quelle stradine e i suoi genitori erano "campagnoli", contadini, forse mezzadri, persone comunque legate a quella terra che avevano anche un certo grado di istruzione. La firma sul registro di Nicola, sebbene apposta con grafia incerta, lo testimoniava e per quei tempi non era certo comune saper leggere e scrivere. L'analfabetismo sfiorava il 60% e tornando indietro di soli quarant'anni si arrivava a percentuali che si avvicinavano all'ottanta per cento. Nicola aveva quarantatré anni nel 1902 e questo collocava la sua nascita poco oltre la metà del secolo precedente. Non era possibile risalire a una data certa perché i registri di Stato Civile furono introdotti in modo obbligatorio solo con il Regio Decreto del 1865. Prima di allora erano i parroci a redigere e custodire gli elenchi delle nascite e le storie delle persone ma i registri parrocchiali, se sopravvissuti a incendi e incuria, sono ora custoditi negli Archivi di Stato e per consultarli occorre uno speciale permesso. Dunque una famiglia contadina che però probabilmente aveva mezzi per una vita decorosa in una terra così ricca di risorse. C'erano alcuni dati interessanti o curiosi: il nome della madre di Maria, Nobilia, un nome decisamente poco comune, oppure quel "possidente" che identificava uno dei testimoni, Domenico Palozzi. Forse lui era il proprietario delle terre affidate ai Di Filippo. Ma la vera miniera d'oro era costituita dalle annotazioni laterali: Maria si era sposata a Roma nel 1922 con Gaetano Palumbo ed era morta a Napoli nel 1979. |
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Dopo Magliano Sabina, la famiglia si era quindi trasferita a Roma e poi, in tempi e modi ancora sconosciuti, la vita di Maria si era legata a Napoli, anche se era impossibile sapere se questo era avvenuto prima o dopo la gravidanza e l'abbandono di mia madre. Certo, l'ipotesi che madre e figlia avessero vissuto nella stessa città era sicuramente sconvolgente. Riacutizzava il grande rammarico di non aver tentato prima quella ricerca che stava dando frutti inaspettati. Possibile che Maria non abbia mai avuto il desiderio di sapere dov'era finita la bambina che era cresciuta dentro di lei? Aveva mai provato a rintracciarla? Aveva mai avuto un ripensamento per quel gesto così drammaticamente netto e definitivo? Di certo per Carmela Alfano, la levatrice, doveva essere piuttosto facile riuscire ad avere informazioni anche da una Istituzione rispettabile come l'Annunziata. L'ipotesi che fosse arrivata fino alla Nonna Dora, madre adottiva, si rafforzava, resa plausibile da quella annotazione laterale che raccontava della morte di Maria, a Napoli, in tempi che non erano poi così lontani. Ero confuso. Ad ogni passo avanti, nuove domande si sommavano alle tante che ancora attendevano risposta. Forse stavo guardando le cose da un punto di vista troppo emozionale. Era indispensabile mettere un poco di distanza tra i sentimenti che animavano la mia ricerca della verità e i fatti che si andavano delineando. Dovevo analizzare le informazioni con freddezza per non perdere il filo che conduceva a una donna prima di allora sconosciuta. Ma avevamo nuovi dati e c'erano tracce consistenti da seguire. La nostra ricerca continuava. Al mio ritorno a Firenze inviai la richiesta dell'atto di matrimonio al Comune di Roma e contemporaneamente l'atto di morte al Comune di Napoli. Mi dava un senso strano la contemporanea richiesta di certificazione di due eventi così diversi e così specifici nella vita delle persone. In qualche modo la mia vera Nonna stava assumendo forma e questo era entusiasmante e triste allo stesso momento. Avevo sempre il timore che qualche ostacolo inaspettato interrompesse il flusso delle informazioni impedendoci di continuare la ricerca. A Otricoli, l'addetta del Comune aveva trovato nel registro del 1900 l'atto di nascita di Palma Di Filippo, figlia di Nicola e di Nobilia, sorella maggiore di Maria ma la registrazione non conteneva altre informazioni. Se l'atto di nascita di Maria fosse stato così scarno la nostra ricerca si sarebbe inevitabilmente arenata. Invece, le tracce da seguire erano consistenti e aspettavo con molta ansia l'atto di morte per sapere dove Maria fosse sepolta. Pensavo a una lapide, una tomba di famiglia. Pensavo a persone ancora in vita che potessero provare a raccontarci cosa avesse indotto una giovane donna ad abbandonare la propria figlia appena nata. La strada era ancora molto lunga ma avevamo fatto progressi davvero inaspettati. Passata una settimana, trovai nella cassetta la busta con la fotocopia dell'atto di matrimonio. |
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Atti
di Matrimonio A
quest'atto sono stati presenti: Lorena Romeo di anni quarantasette,
impiegata. Ricci Cesare di anni trentanove, tranviere (?),
entrambi residenti in questo comune. I documenti presentati e i
certificati delle pubblicazioni eseguite in Roma e Giugliano in
Campania lì due e nove scorso mese, letti e firmati, anzi al
matrimonio consente la madre della sposa (parola illeggibile). Annotazioni
laterali: |
Eccolo il legame tra Maria Di Filippo e Napoli. Suo marito, forse mio nonno, era di Giugliano in Campania, qualche chilometro a nord. Maria invece era residente a Roma con sua madre e il documento certificava anche la morte di Nicola, suo padre. Anche questo atto forniva curiosità e dettagli che davano uno spaccato di quei tempi, a qualche settimana dalla Marcia su Roma. Gaetano Palumbo era figlio di ignoto e sua madre era residente a Napoli. Non era chiaro se questa donna fosse presente al matrimonio mentre lo era sicuramente Nobilia Binnella che "consente al matrimonio" visto che Maria era minorenne. Non era sicuramente inusuale che le ragazze si sposassero così giovani: anche mia madre si sposò alla stessa età. Gaetano è descritto come "dolciere", termine antiquato per "pasticciere", aveva ventisette anni ed era anche lui residente a Roma. Un matrimonio quindi tra un giovane con un lavoro decoroso e una ragazza che arrivava da un piccolo paese di provincia, anche se ricco. Purtroppo non c'erano indirizzi per provare a individuare la chiesa dove fu celebrato il matrimonio vero e proprio, dando per scontato che allora il vero matrimonio era quello all'altare. Pochi dettagli fornivano anche i nomi dei testimoni: Lorena Romeo e Cesare Ricci. Lei potrebbe anche essere stata una impiegata del Comune mentre la parola che definisce lui è poco leggibile ma potrebbe essere tranviere. La differenza di età era notevole tra i testimoni e gli sposi. Avevo quasi la sensazione che si trattasse di un matrimonio obbligato, riparatore, ma forse era soltanto il freddo linguaggio dei documenti. Aspettavo con ansia il certificato di morte che tardava ad arrivare, ero sicuro che avrebbe fornito maggiori informazioni e intanto feci partire la richiesta per l'atto di nascita di Gaetano Palumbo al Comune di Giugliano in Campania. |
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