Mia madre era "Figlia della Madonna", che a Napoli vuol dire adottata, abbandonata dalla vera madre. Io ero stato l'ultimo a saperlo; le mie sorelle erano al corrente di questo suo segreto da molto tempo e avevano aspettato che fosse lei a dirmelo. Non so esattamente come abbia vissuto l'abbandono: il pudore e il tempo hanno impedito un approfondimento che forse non aveva neanche senso. Posso solo immaginare le domande che avranno accompagnato la sua vita: sono le stesse che infine ci hanno spinto a iniziare la ricerca della sua vera madre, capire le ragioni che hanno portato all'abbandono. Quello che posso dire è che mia madre ha speso la sua vita affinché avessimo quello che a lei era mancato: il senso di appartenenza, l'amore come base imprescindibile. E sorprendentemente la violenza dell'abbandono che ha sicuramente segnato la sua vita è stata esorcizzata con l'amore totale, assoluto, senza tentennamenti per noi, per i suoi figli. E allora provare a dare delle risposte a quelle domande è quasi un tributo a lei e nello stesso tempo è un modo per sentirla ancora così vicina, così orgogliosa di noi e fiera di quello che era riuscita a fare. Tutto è iniziato come un
gioco. Non avevamo informazioni, non sapevamo come muoverci;
in fondo eravamo certi che non saremmo riusciti a scoprire nulla e
questa convinzione ci teneva immobili. Sapevamo che
la mamma aveva provato a fare le ricerche poco prima del suo
matrimonio; ci aveva detto che era
arrivata a una persona che sicuramente conosceva la verità
ma ciò che aveva ottenuto era soltanto una domanda
sibillina: "Sei proprio sicura di volerlo sapere?".
Si ricordava anche di un cognome che probabilmente non era
sembrata una
traccia da seguire. Aveva chiesto mille volte a sua
madre
adottiva e il dubbio che la nonna Dora sapesse molto più di
quanto sosteneva rimase intatto dopo ogni diniego. Aveva anche provato
a chiedere al
fratello, zio Salvatore, figlio della prima moglie di nonno Guglielmo,
senza riuscire ad ottenere nulla. Questi percorsi che si erano
irrimediabilmente fermati davanti ai silenzi e ai dinieghi avevano
reso la ricerca un desiderio irraggiungibile e anche noi, i figli,
potevamo soltanto dire che ci sarebbe piaciuto molto sapere chi fosse
la nostra vera nonna. Così, a Pasqua del 2010, ci
eravamo nuovamente riproposti di cominciare le ricerche. Sembrava quasi
un rito, ci dicevamo che sarebbe stato bello ma poi nessuno si muoveva.
Tornato a casa, cercai le informazioni sul sito web
del Comune di Napoli trovando le istruzioni per
ottenere l'estratto integrale dell'atto di
nascita. Dovevo
mandare la
richiesta scritta all'ufficio anagrafe insieme a una busta
preaffrancata per l'invio. Stavo chiedendo l'Atto di Nascita di Valente
Anna ma quello era il cognome che aveva preso dopo l'adozione. Quello
che aveva alla sua nascita nessuno di noi
lo ricordava e quindi non avrebbero trovato documenti con quei dati.
Aggiunsi il mio telefono alla lettera, ero sicuro che avrebbero
richiesto maggiori informazioni. Dopo una settimana, infatti, un
funzionario del Comune di Napoli mi contattò, mi disse che
in effetti non risultava una Valente Anna nata a Napoli il 14 gennaio
del 1932. Fu sufficiente dirgli dell'adozione e confermargli date e
luoghi: qualche giorno più tardi,
nella cassetta della posta c'era la busta e dentro
una
fotocopia del registro con le prime tracce. |
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Atti
di Nascita - Parte Prima Annotazioni
laterali: Dico Valente postilla di una parola approvata. Napoli 11/5/940 L'ufficiale dello Stato Civile (firma illeggibile) 6673
la persona di cui sopra ha
contratto matrimonio in (carattere illeggibile) addì
15-9-951 con Di Maio Enrico atto 565 parte II serie (carattere
illeggibile) 23-3-952 (parola illeggibile) Stato Civile. |
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