Il
documento ci aveva dato molti dettagli, molti spunti di riflessione.
Prima di tutto la levatrice, Carmela Alfano. Era verosimile
che fosse lei la persona che mia madre aveva rintracciato e
che le aveva fatto la famosa domanda. Di certo era depositaria
di molti segreti, di certo non poteva ricordare tutti i figli
illegittimi che aveva fatto nascere nella sua carriera. Mia madre
però arrivò a lei con in mano un
documento, l'atto di nascita, che non lasciava dubbi sul suo
coinvolgimento ed è possibile che la sua memoria
fosse lucida. La Alfano aveva 34 anni quando fece nascere mia madre e
nel 1951 poteva anche ricordare esattamente i nomi, le
persone e allora la domanda "ma vuoi veramente sapere la verità?"
poteva effettivamente essere plausibile. Oppure era soltanto quello che
diceva a tutti quelli che arrivavano a lei con in mano un documento e
la stessa angosciosa domanda a cui lei non poteva o non voleva dare una
risposta. Sull'Atto di Nascita c'era un indirizzo, via Sedile
di Porto 35. La via esiste ancora a Napoli, anche se
il numero civico non risulta. Facendo una ricerca su Paginebianche risultano 106 persone
abbonate al telefono che si chiamano Alfano. Una possibile traccia da
seguire poteva essere quella della sua professione ma in
realtà anche trovando qualche discendente in vita
è impossibile che qualcuno possa sapere nel dettaglio fatti
accaduti ottanta anni fa che oltretutto dovevano rimanere segreti
già allora. Impossibile anche sperare che ci fosse da
qualche parte un archivio cartaceo, un registro. Carmela Alfano dunque restava
una strada senza uscita. |
La Repubblica 22 aprile 2008 "Vite tutte uguali, quelle dei piccoli figli di nessuno, abbandonati nella ruota dell' istituto. Con il problema eterno dell' identità. Uno dei momenti chiave della loro esistenza era quello delle nozze. Che si compivano con una cerimonia ispirata anche quella all'anonimato. Le figlie della Madonna, diventate adulte nella Real Casa Santa dell' Annunziata, entravano tutte assieme nel Salone delle Colonne. Vestite con l' abito più bello, nella mano di ciascuna un fazzoletto, trovavano ad aspettarle, disposti in fila ordinata, gli aspiranti mariti, qualche volta giovanotti, più spesso uomini in età. La cerimonia non era fastosa. Ogni ragazza faceva cadere il proprio fazzoletto e chi, tra quegli spasimanti lo raccoglieva, la sposava. Il salone dalle colonne di marmo, con le farmacie intarsiate del Seicento e le pareti in rosso pompeiano, era uno degli spazi più belli del complesso di Forcella. Come la Biblioteca Medica, che raccoglieva tre secoli di storia clinica dei piccoli ospiti senza nome. O il Fondo degli Esposti, dove in cinque stanze di un' area dell' Ospedale dell' Annunziata affacciata su corso Umberto, si conservano ancora oggi due chilometri di carte, inventario prezioso per risalire alle vicende dell' infanzia abbandonata a Napoli. Qui si custodiscono le buste con i nominativi delle madri naturali degli "esposti", nei casi in cui abbiano voluto indicarlo." Tiziana Cozzi |
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